La casa dei melograni
È una raccolta di racconti: L’Adolescente Re, Il Genetliaco dell’Infanta, Il Pescatore e la sua Anima, L’Astrofanciullo, L’Usignuolo e la Rosa, Il Maestro della Sapienza. Questi ultimi due racconti (L’Usignuolo e la Rosa, Il Maestro della Sapienza) non compaiono nella prima edizione (A House of Pomegranates, 1891). Pur essendo fiabe, mancano della genuinità di Grimm e ricordano piuttosto l’attitudine sentimentale di Andersen, che Wilde ammanta di ironica malinconia e di sistematica demolizione del luogo comune, rendendole quindi assolutamente peculiari. Contribuiscono, assieme a tante altre sue opere, a renderlo nostro contemporaneo, facendo perdurare nella nostra memoria la sua invincibile felicità, oscurando l’altra sua immagine: quella del tragico dandy.
Sinossi a cura di Paolo Alberti e Catia Righi
Dall’incipit del libro:
Il giovane re, la sera che precedeva il giorno stabilito per la sua incoronazione, era seduto, solo, nella sua sfarzosissima camera. I cortigiani si erano dianzi congedati da lui, con profondi inchini, secondo il cerimoniale, e si erano raccolti nella grande sala della Reggia, per ricevere dal cerimoniere le ultime istruzioni, però che qualcuno ancora serbava atteggiamenti troppo naturali, la qual cosa – è inutile ogni comento – contrasta assai in un gentiluomo di corte.
L’Adolescente – in vero, non era che un adolescente, però che non contava più di sedici anni – sentiva sollievo per essersi liberato di loro: si era sdraiato, con sospiro di soddisfazione, sui morbidi cuscini del suo letto a ricami, e là giaceva avendo fissi gli occhi e semiaperta la bocca, come un fauno o come una fiera dianzi catturata dai cacciatori.
A dir vero, era stato scovato dai cacciatori. Costoro erano precipitati su lui all’improvviso, mentre nudo, al suono della sua zampogna, pascolava il gregge del povero capraio che lo aveva cresciuto e dei quale, fino allora, si era creduto figlio.
Venuto in luce dall’unica figliuola del vecchio re, frutto di un matrimonio clandestino di lei con uno sconosciuto che le era di gran lunga inferiore – uno straniero, si diceva da alcuni, il quale, con il magico potere del suo liuto, aveva conquistato la principessa: un artista di Rimini, si diceva da altri, accolto dalla principessa con onore, forse con troppo onore, il quale era scomparso repentinamente, lasciando incompiuta l’opera che lavorava nella cattedrale, – il poppante, di otto giorni appena, era stato rapito alla madre mentre ella dormiva, e affidato alle cure di un contadino, che aveva moglie senza avere figli. Il contadino abitava in un lembo remoto della foresta, lontano un giorno e più di cammino dalla città.