I viaggi di Gulliver
Traduzione di Aldo Valori. Si ringraziano gli eredi di Aldo Valori che hanno concesso il permesso di pubblicazione del testo elettronico.
A nessuno dev’essere mai venuto in mente di proporre Candido o Il nipote di Rameau come libri per fanciulli. Invece questo è accaduto proprio al feroceGulliver– almeno alle prime due delle sue quattro parti, i viaggi nei paesi dei lillipuziani e dei giganti. È buffo vedere come l’orco Swift, che proponeva di cucinare i bambini, subisse la pena del contrappasso, quando l’editoria infantile cucinò lui ad uso di merendina.
All’atto della pubblicazione, il libro si presentò come una satira pseudonima del mondo politico, della corte, della Royal Society, degl’inglesi – e infine dell’umanità intera. I suoi lettori originari (che immediatamente ne fecero esaurire quattro tirature fra il novembre 1726 e il gennaio 1727) davano riscontri d’attualità a episodi, e nomi veri a personaggi; del resto scoprirono ad apertura di pagina chi si nascondesse dietro lo pseudonimo. L’editore aveva fatto vari tagli per evitare troppi guai, tanto che in seguito divenne problematico ricostruire il testo; quando Swift stesso se ne occupò, non disponeva più del manoscritto originario e riscrisse qua e là, nuocendo all’immediatezza.
Ciò che è giunto a noi è sempre satira, ma non più un libello, bensì il gran monumento della misantropia.
«La “commedia umana” di Swift procede in senso inverso alla Divina Commedia. Il capolavoro dantesco s’inizia col tetro abisso dell’Inferno e progressivamente se ne allontana pei gradi del Purgatorio, fino alla radiosa serenità del Paradiso […] Il capolavoro di Swift s’inizia con l’allegretto dei lillipuziani, e via via si fa più fosco attraverso le esperienze grottesche e nauseabonde di Gulliver nel paese dei giganti, attraverso quella rassegna dell’umana stoltezza e vanità che è il viaggio a Laputa e a Lagado, specie di “elogio della follia”, fino alla disperazione delle ultime parti, la visita agli immortali e la scoperta dell’uomo primitivo ed elementare nella razza degliyahoos» (Mario Praz, Letteratura inglese).
Ci si è scervellati sui suoi houyhnhnms, cavalli saggi (contrapposti agli yahoos), che sono certo le bestie che agli uomini piacerebbe di essere, ma non saranno mai; però, ad un tempo, si sospetta che rechino in sé i germi dell’incipente “fardello dell’uomo bianco”, e addirittura delle successive civiltà dei campi di sterminio.
Il protagonista – oltre ad essere addetto a stilare resoconti meticolosi di folli fanfaluche, e satireggiare le narrazioni dei viaggi di scoperta – per conto suo satireggia l’inglese medio: bravo, volenteroso e un po’ minchione. Il nome Gulliver ricordagullible, sempliciotto, credulone: “in italiano, traduciamolo Grulliver”, si è proposto. Peraltro qua e là egli presenta tratti di portavoce dell’autore, o di tramite del suo sarcasmo, e alla fine si trasforma in uno spaventoso maniaco a immagine di Swift: il gran misantropo estende il dileggio alla propria misantropia.
Il testo che utilizziamo è tratto dalla collana Classici del rideredell’editore modenese Formìggini. Essa comprende varie accurate “prime traduzioni integrali italiane”, alcune delle quali restano memorabili, perché colmarono incredibili lacune secolari della nostra editoria: come questo Gulliver, appunto, pubblicato la prima volta nel 1913, Gargantua e Pantagruel (già riportato nella biblioteca di Liber Liber) e Tristram Shandy. Ovviamente sono traduzioni datate, come lo è ogni cosa e persona; ma sono tanto fresche e appassionate, da competere vantaggiosamente ancor oggi con altre traduzioni più recenti.
Il traduttore Aldo Valori (giornalista e storico), primo a disincagliare Gulliver dalle secche dell’editoria infantile, vi aveva peraltro trascorso una sua stagione. Per esempio aveva fondato con Luigi Bertelli (Vamba) il Giornalino della Domenicae – secondo una tradizione di famiglia – era stato lui a descrivere il matrimonio clandestino in una chiesa di campagna del socialista avvocato Maralli, nel Giornalino di Gian Burrasca. La medesima fonte afferma che la traduzione nacque in collaborazione con il fratello Francesco, che conosceva l’inglese, mentre Aldo era giunto a Swift attraverso la traduzione francese.
Scheda a cura di Serafino Balduzzi, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..